Epidemiologia del carcinoma mammarioEPIDEMIOLOGIA

Nei Paesi industrializzati il carcinoma mammario è, per incidenza e mortalità, al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile. In Italia, annualmente, interessa 31.000 donne, ovvero 7 donne su 100, entro gli ottanta anni di età, causa, peraltro, di 11.000 decessi. Rappresenta, infatti, la prima causa di morte nel range di età compreso tra i 35 e i 44 anni e la seconda per le donne oltre i 55 anni.

FATTORI DI RISCHIO

Età - Nelle donne al di sotto dei 30 anni l’incidenza del carcinoma mammario è piuttosto bassa. La percentuale di donne interessate aumenta rapidamente con l’avanzare dell’eta’, raggiungendo un picco intorno al periodo della menopausa e continua a crescere successivamente, anche se più lentamente.

Familiarita’ – Nello stabilire il rischio individuale di carcinoma mammario, la storia familiare ha molta importanza, come è stato confermato da recenti studi di biologia e genetica molecolare. Infatti, i dati più recenti indicano che esiste un rischio aumentato nelle persone con parenti di primo grado affetti da carcinoma della mammella, dell'ovaio e dell'endometrio. L'ereditarietà è legata a due oncogeni - BRCA 1 e BRCA 2 - situati sui cromosomi 3 e 17: la mutazione del BRCA1 determina un rischio di sviluppare il cancro mammario che può arrivare all'87% (quella presente nelle famiglie non predisposte non supera il 9-10%). Tuttavia l’identificazione dei suddetti geni puo’ tuttora spiegare solo il 25% dei casi di cancro ereditario del seno. Attualmente, ulteriori studi condotti dall’Università di Cambridge pubblicata sulla rivista «Nature Genetics», sembrano confermare l'ipotesi che la predisposizione al cancro del seno è determinata da un gran numero di geni, ciascuno dei quali ha un effetto limitato sul livello del rischio di sviluppare la malattia. I ricercatori hanno rilevato cinque aree del DNA più comuni nelle donne affette da cancro al seno, attraverso le quali sono riusciti a individuare quattro geni, la cui variazione, secondo E' importante sottolineare, comunque, che in tali casi non significa necessariamente avere un carcinoma mammario, ma si deve parlare di incremento percentuale di rischio, ed in tal caso le donne con una storia di positivita’ familiare potranno sottoporsi ad indagini genetiche specifiche per pianificare correttamente il percorso di prevenzione.

Gravidanza, menarca, menopausa e allattamento - Il rischio di insorgenza del carcinoma mammario è tanto minore quanto più tardivo è il menarca e quanto più precoce è la menopausa. Il non avere figli viene considerato un fattore di rischio. Infatti, la riduzione del rischio a lungo termine viene descritto in donne che hanno avuto figli rispetto alle nullipare, proporzionale al numero dei figli e quanto più precoce è l’età al momento della prima gravidanza: il carcinoma mammario è meno frequente nelle donne che hanno avuto il primo bambino prima dei 21 anni, mentre si considera fattore di rischio partorire per la prima volta dopo i 30. Questa protezione sembra però preceduta da un breve periodo (alcuni anni), subito dopo una gravidanza, in cui si osserva un aumento nel rischio di cancro mammario. Anche la data della prima mestruazione e dell'inizio della menopausa possono diventare significative: un menarca precoce e una menopausa tardiva sembrano predisporre la donna alla malattia. Anche l'allattamento prolungato può essere ritenuto un fattore protettivo.

Alimentazione ed obesità - Ancora incerta è invece la relazione con fattori di rischio dietetici: infatti il rapporto tra abitudini alimentari ed incidenza della malattia non sembra essere così stretto come invece accade per altre forme tumorali, anche perche’ gli studi finora condotti non sono riusciti a confermare in maniera chiara le indicazioni fornite dai confronti geografici e soprattutto dagli studi sugli animali. Tuttavia si è notato che un'alimentazione basata su farine eccessivamente raffinate e su grassi saturi di origine animale, come avviene nei Paesi industrializzati, potrebbe avere un ruolo nel favorire l’insorgenza del carcinoma mammario. In Cina, ad esempio, sussiste una bassissima incidenza: probabilmente per un fattore protettivo derivante dall’uso di proteine della soia e per il mancato utilizzo di grassi animali. Esiste anche una correlazione tra rischio di cancro e obesità, presente solo dopo la menopausa. Infatti, il tessuto adiposo contribuisce alla produzione di estrogeni che potrebbero in qualche modo stimolare la ghiandola mammaria. Un altro fattore di rischio esogeno, su cui inizia a esservi consenso, è il consumo di alcol; anche se non sono noti gli effetti in termini di relazione dose-effetto.

Terapie ormonali - Non vi è sicura relazione fra l'uso di anticoncezionali e carcinoma mammario. Si sconsiglia tuttavia l'utilizzo di anticoncezionali orali per lungo tempo nel periodo perimenopausale ed in periodo antecedente la prima gravidanza: sono entrambe situazioni che rappresentano di per sé momenti di grande squilibrio ormonale e per tale ragione non dovrebbero essere amplificati da interventi ormonali esterni. Ne è sconsigliato l’uso anche in donne con quadro mammografico denso o in caso di lesioni cito/istologicamente accertate, che seppur inizialmente benigne, determinano un incremento nel rischio di insorgenza della neoplasia (iperplasia epiteliale atipica etc.). Non dissimili sono le valutazioni per quanto riguarda la terapia sostitutiva: la maggior parte degli studi su donne che avevano utilizzato preparati contenenti solo estrogeni, non ha mostrato un incremento di rischio. Solo dopo un uso prolungato, oltre i 15 anni di assunzione, ha determinato un significativo incremento dell’incidenza del carcinoma mammario L’aumento (20-30%).

Radiazioni ionizzanti - L'esposizione ai raggi X (radiazioni ionizzanti), come avviene in corso di radioterapie (carcinoma tiroideo, linfomi etc.) rappresenta un fattore di rischio, direttamente legato non solo alla dose cumulativa, ma anche all’età in cui ci si espone: l’effetto è massimo prima dei 20 anni, diminuisce progressivamente tra i 20 ed i 40, per poi diventare quasi trascurabile.

Non sono considerate a rischio, invece, la mammografia di controllo eseguita con apparecchiature recenti. Gli studi finora condotti hanno dimostrato come tale rischio sia trascurabile.

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